Di Lina Prosa
Con Sara Donzelli
Filmati subacquei di Riccardo Innocenti
Cura di Giorgio Zorcù
Spettatori in cuffia
«Il naufragio è stato totale
Ma è stato di una semplicità assoluta
Lo sai perché? Non c’è stata tempesta.
Non c’è stata lotta, resistenza.
Nessuna manovra di perizia marinara.
Nessuna chiamata di capitano.
Nessun avviso. Nessuna campanella.
Non c’è stato innalzamento di onda.
Niente che riguardasse il mare.
Il mare è innocente».
Lampedusa Beach è il primo dei tre testi che compongono la Trilogia del naufragio di Lina Prosa. È un monologo sulla storia di Shauba, una giovane africana: mentre il corpo sprofonda negli abissi al largo di Lampedusa, rievoca boccheggiando, in quegli attimi eterni, i momenti di quel viaggio epico, dalle raccomandazioni dell’amata zia Mahama alla crudeltà degli scafisti che, mentre cercano di violentarla, fanno rovesciare la scialuppa.
E con quel suo primordiale rapporto con l’acqua parla con i pesci, si rivolge a Dio, fa un appello al Capo dello Stato italiano e al Capo dello Stato d’Africa, crede infine di essere arrivata a Lampedusa accogliente, balneare e sogna un giorno di invertire il percorso, da Lampedusa verso l’Africa. Recitare in apnea è la condizione richiesta dall’autrice al corpo
e alla voce dell’attrice, un grido di dolore di fronte all’ingiustizia che si stempera nella
speranza di un mondo migliore.
Scrive l’autrice: «La visione di un mondo “rivoltato” trasforma la fine di Shauba in un evento rivoluzionario. Il suo atto finale è dunque politico. Chiama in causa il pubblico e la sua coscienza. Riduce a zero la distanza tra il possibile e l’impossibile».
Il testo è stato scritto nel 2003, quando la grande migrazione era appena agli inizi e non aveva ancora trascinato sott’acqua migliaia di vite; nel 2011 ha vinto il Bureau des lecteurs della Comédie Française, e l’allora direttrice Muriel Mayette (ora direttrice dell’Académie de France di Villa Medici a Roma) lo volle produrre e presentare nel più prestigioso teatro francese.
«Vi sono degli incontri brevi e vibranti che fanno percepire ad ognuno la bellezza semplice delle parole, la linea di volo di tutto ciò che è detto e riportano all’origine della vita, facendoci ricongiungere con l’esistenza. Effimeri, sfiorati o persino sognati, questi istanti così brevi ci commuovono e sono così pregni di promesse che vorremmo che durassero ancora tanto, per poterci consegnare tutto, appagarci del tutto. E se per caso, persistono poi nel farsi strada in noi, tentano insistentemente e giustamente di suscitare prolungamenti. È quello che è accaduto a Lampedusa Beach di Lina Prosa».
Muriel Mayette
Successivamente è stato prodotto e messo in scena dal Teatro Biondo di Palermo, e ospitato al Piccolo Teatro di Milano.
Dopo Lampedusa Beach Lina Prosa ha completato una Trilogia del Naufragio con altri due testi: Lampedusa Snow e Lampedusa Way; la Trilogia ha vinto il Premio per la Drammaturgia 2015 dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.
Anche gli altri due testi sono stati prodotti prima in Francia, sempre alla Comédie Française, e successivamente prodotti in italiano dal Biondo di Palermo e ospitati al Piccolo Teatro di Milano.
A Johannesburg il testo è stato preso come strumento di lotta da parte di 18 giovani allievi attori del Market Theatre, compagnia e scuola di teatro che lavora con i ragazzi emarginati delle periferie.
Attraverso questo testo i ragazzi hanno fatto delle conquiste, sociali e umane, importantissime: sono stati invitati al Festival Universitario di Pretoria, hanno fatto l’avventura di prendere per la prima volta in vita loro il treno veloce da Johannesburg a Pretoria, ed infine conquistare il premio dedicato all’arte e alla giustizia sociale.