L’opera più importante di Giovan Domenico Peri, poeta arcidossino secentesco di gran fama, è il dramma pastorale Siringo, tuttora mai rappresentato; per questo abbiamo cominciato un processo di messa in scena, articolato in studi successivi. Un primo recital, dal titolo In vile tugurio io nacqui, è stato presentato d’estate alla Cascata d’Acqua d’Alto, uno dei luoghi dove il dramma è realmente ambientato; i versi del Peri, tolti per la prima volta dalla carta stampata e donati alla parola viva della scena – compito per il quale furono scritti – hanno dimostrato una vitalità, una comprensibilità ed una godibilità straordinari. La creazione artistica continua ora con questa seconda tappa in teatro: insieme ai versi e alla musica si dà spazio alla narrazione, per restituire l’intreccio della storia d’amore di Siringo e Selvaggia, una favola dai contorni fantastici dove i boschi arcidossini sono popolati da leoni, uomini-bestia e oracoli. Un modo di restituire il poeta ai contemporanei, a cui trasmettere la bellezza di un verso antico e la storia di un compaesano che ha vinto la sfida dell’arte, facendosi apprezzare nelle capitali culturali di allora.
Da “Siringo” di Giovan Domenico Peri
con Sara Donzelli, Lorenzo Mantiloni, Giulia Quagliarella
al pianoforte Angelo Comisso
canto Anna Tarca
regia di Giorgio Zorcù