Dal 20 luglio al 5 settembre al Forte San Rocco di Marina di Grosseto
Socialismo a passo di valzer
Spettacolo di teatro e musica
La BassaReggiana è una terra sanguigna e vitale. A Santa Vittoria, tra la fine della dominazioneaustriaca e l’unificazione dell’Italia, nascono il balloliscio, da gruppi di violinisti braccianti, e le primeforme di cooperativa, avvisaglia del futuro movimentosocialista. Quasi un blues del Nord, il Liscio diventa presto la colonna sonora del socialismo, che si diffondenelle campagne insieme alla musica del proletariato.
I balli tradizionali non prevedevano il contatto tra ballerini.Il Valzer, ma anche la Mazurca e la Polka, diventano autenticherivoluzioni del costume, che la Chiesa bolla come “insanovizio”. Socialismo a passo di Valzer dipinge l’affresco di un popolo che lavora, lotta esi diverte; la nuova musica e i nuovi balli dicoppia diventano l’espressione della voglia collettiva di avere un corpo civile e politico nella società.
Il centro di questo movimento era l’Osteria, dove si beveva e si discuteva, si suonava e si ballava; lì si stabilirono le sedi delle nuove cooperative. E proprio in un’osteria c’è la nostra scena; ingrandita a volte dalle vele a vento del festivàl, il padiglione in tela sistemato davanti all’ingresso. Dentro l’Osteria della Vittoria si aggirano la proprietaria, Vittoria, prototipo della “nuova donna” e della imprenditoria culturale che si forma in quegli anni; Radames, giovane aiutante tutto preso dal progresso incalzante; Giovanni, ballerino nostalgico e rivoluzionario che vent’anni prima se n’era andato, deluso, per l’Europa, e ora torna e infiamma il cuore della proprietaria; l’anziano violinista Nicomede e il suo giovane allievo, il contrabbassista Astorre che suonano i valzer e le polke di Arnaldo Bagnoli, l’ultimo grande compositore dei Violini di Santa Vittoria. Sopra e intorno ai nostri protagonisti aleggia l’Angelo del Socialismo, che vede il passato e il futuro, e accompagna con una leggera ironia questo piccolo simbolico popolo.
Testo e drammaturgia Giuseppe Di Leva
con Sara Donzelli, Livio Tassan Mangina/Alessandro Ferrara, Loris Dogana/Marco Bellocchio, Giulia Odori/Elisabetta Di Terlizzi/Annamaria Ajmone, Mattia De Medici/Anton Berovski/Erio Reverberi violino, Nicola Bonacini contrabbasso
musiche Amedeo e Arnaldo Bagnoli
maestro di danza Massimo Zacchi
costumi Agnese Rabatti
scene Giannico Bittini, Lorenzo Pazzagli
luci Marcello d’Agostino
assistente alla regia Sara Donzelli
regia Giorgio Zorcù
collaborazione alla produzione Teatro Stabile di Torino, La Corte Ospitale di Rubiera